Stasera è stata una bella serata, che, però mi ha dato uno spunto di riflessione (meglio, dire delirio).
Fra le mie tante amiche, stasera a cena con noi c'era anche V. Ed è grazie a lei se ora vi tocca leggere questo post.
V si è sposata da poco, sebbene sia giovanissima (21 anni). Da quando ha celebrato il suo amore non fa altro che parlare della sua vita sentimentale.
Poi, quando esce dal suo mondo pseudo fatato, ti guarda e prova quasi pena per te (o per le amiche come te). Si, perché tu non solo non sei sposata ma neanche hai un ragazzo al momento, ergo non sei amata.
E seppure lo faccia in buona fede, dopo un po' mi fa venire l'orticaria e mi rompeleovaie.
V è la classica ragazza che ha 13 anni ha iniziato a cercare il ragazzo, che lei le storie d'amore le ha forzate più che fatte nascere. La sua è stata una ricerca costante e no-stop dell'uomo della sua vita, di quello con cui sposarsi e dare il via a sfornare cucciolate, manco fossimo a rischio estinzione della specie. Una vita roteata intorno a fantasie rosa, abiti bianchi e quel idea del sesso a metà fra un film romantico e uno porno.
Lei è profondamente convinta che la sua vita sia la migliore, e fa bene, bisogna essere felici di ciò che si sta vivendo.
Ma non riesce a capire che ciò che ha lei va bene per lei e non per me o per altre nostre amiche.
L'appartenere allo stesso sesso, non vuol dire volere le stesse cose.
Così, mi irrita la pietà che ogni tanto prova per noi, quel suo non capire che non volere ciò che lei ha in questo momento non sia un mal funzionamento neurologico ed emotivo, ma una scelta.
Lei va orgogliosa di questo suo vivere la vita concependo ogni cosa e fatto in "bianco e nero".
Io sono più creativa, nella bicromia ci sto stretta, a me piacciono i colori, il tentar di vedere le sfumature.
Siamo così diverse su così tanti piani, che alcune volte mi chiedo come facciamo ad essere amiche. Forse, è proprio questo il punto, alcune amicizie non hanno un perché ci sono e basta.
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