"Guarda qui sono tutti i miei punti deboli, guardami mi lascio dietro degli spazi bianchi!"

("Le ragazze stanno bene" - Le Luci della Centrale Elettrica) 

Volevo essere ascoltata così ho urlato tantissimo e nessuno ha capito i disperati tentativi con i quali chiedevo di essere aiutata, compresa, perdonata.
Ho sbagliato più di una volta i toni e i modi, presa dalla foga di salvarmi da una realtà soffocante e una verità distorta, convinta che ciò che importasse nella vita fosse sempre e solo la verità.
Mi sono coperta con vestiti larghi per nascondere il mio corpo da sguardi indiscreti, solo perché essere considerata carina attirava le antipatie delle ragazze che mi stavano intorno. 
Ho sbagliato amicizie, considerando amici persone che non lo erano per nulla e continuando a combattere per la loro approvazione e amicizia.
Ho pianto davanti a tantissime persone più volte e dopo con la stessa velocità mi sono asciugata le lacrime e mi son mostrata nel mio lato più duro e crudo. 
Mi sono costruita muraglie personali che mi difendessero dagli altri e trincee dove combattevo dentro di me su ciò che ero e ciò che sarei dovuta essere e su ciò che realmente avrei voluto. 
Ho creduto e ho accettato che mi facessero credere che ogni mio errore fosse inrecuperabile, che non potevo essere perdonata se non prima umiliata, castigata e messa alla berlina. 
Ho chiesto scusa più di una volta anche quando avevo ragione, ingoiando il mio orgoglio, in nome di una giustizia che gli altri pretendevano da me, ma non da loro stessi. 
Mi sono lasciata sballottare dai pensieri e voleri altrui, convinta che solo plasmandomi in modo da piacere agli altri poi mi sarei potuta piacere io. 
Non ho mollato quando era da mollare, quando continuare a tenere stretta a te quella persona ti faceva più male che bene.
Sono stata lasciata da così tante persone che a un certo punto ho iniziato ad accettare che fossero tutte comparse e che nessuno rimanesse davvero.
Ho aspettato che qualcuno mi salvasse dai miei sensi di colpa, dai miei scheletri nell'armadio e dai mostri sotto il letto. Come se fossi stata una principessa in pericolo, non capendo che nessuno poteva salvarmi dalla mia testa. 
Nessuno può salvarti da te stesso, se non te stesso. 
E quindi ho smesso, ho smesso di concentrarmi solo su ciò che non sono stata e su ciò che non ho avuto e avrei voluto. 
Ho iniziato a salvarmi da sola, a fare pace con ogni parte di me. 
A chiedere aiuto alle persone giuste, quelle alla quale non importa quanto tu urli ma solo ciò che stai dicendo. Si, perché non tutti possono aiutarti e non tutti ti amano abbastanza per volerlo fare. 
Sto imparando a gestire la verità, capendo che fino a che essa sarà ben chiara dentro di me allora non importa tanto che tutte le persone la sappiano. 
Ho cambiato il modo di guardarmi, sapendo che ciò che sono dentro è bello tanto quanto c'è fuori e questa è la mia vittoria personale. L'essere più che l'apparrire. 
Sto smantellando le mie difese ingiustificate e imparando a difendere con delicatezza quelle parti di me che non voglio che tutti sappiano. 
Sto firmando un armistizio con me stessa, fermando questa guerra mondiale che abita il mio corpo, che lo limita e che lo ferisce dritto nel cuore. 
Sto accettando e affrontando le mie paure, un passo alla volta, con lentezza. Come un uccellino che apre per la prima volta le ali. 
Ho smesso di stare con quelle persone che volevano la mia sottomissione per ricevere le briciole del loro affetto. Perché non sono un cane e merito e posso avere di più, è tutta una questione di coraggio. 
Ho smesso di chiedere scusa per non perdere qualcuno. Ora chiedo scusa quando penso che sia giusto chiederla. E ho imparato anche che le persone che realmente vogliono restare se ne infischiano delle tue scuse, le aspettano ma non le pretendono, e rimangono. Che le scuse escono con il tempo, quando gli animi sono tranquilli e quando dirle non distrugge una delle due parti. 
Ho capito che chi non ascolta il tuo amore solo perché lo urli o sbagli i modi nei quali lo dici, allora è gente che non lo merita. Perché chi ti ama, ti dice come vuole essere amato, con tutti i propri limiti capendo che anche tu ne hai.
Sto imparando a vivere come vorrei vivere, concedendomi la possibilità di sbagliare, di valutare male le situazioni e di cambiare idee.
Ho smesso di dare peso alle parole, che sono solo parole e non possono ucciderti. Parole, solo un insieme di lettere, e se son capaci di ferirti mortalmente allora è meglio che ci rifletti sopra e sistemi ciò che ti fa così male. Perché niente può ferirti se tu per primo non ci credi.
Sto iniziando a imparare a ridere di me stessa e degli altri, che il peso del mondo non è sulle spalle di nessuno di noi. C'è un motivo se sulla terra per sostenere un oggetto intervengo più forze, no? 
E sto iniziando a capire che mollare la presa non è sempre una sconfitta. 
Ma soprattutto ho capito che tutto questo casino non è poi così male. 
Che in tutto quello che ho fatto ciò messo il cuore e va bene così. Perché non potrei fare altrimenti, perché sono fatta così e non potrei rinunciare a quella parte di me che più preferisco. 
Sono figlia di mia madre e mio padre, del loro amore e dei loro limiti, dei loro sacrifici e dei loro atti di immenso amore. E su tante cose sono come loro, ma su quelle nelle quale sono differente non sono un tradimento nei loro confronti. 
Ho accettato che certe persone faranno sempre parte della mia vita dolente o volente. Come lui, che fa parte di me, che è vero non c'è quasi mai, ma quando c'è è in grado di cambiare ogni cosa. Di rendere tutto meraviglioso, di farmi cambiare umore, di farmi arrabbiare e di farmi battere così forte il cuore da pensare che lo possa sentire a metri di distanza. Che lui è il mio punto debole e che per adesso va bene così. Perché quando mi guarda lui vede me, ha sempre visto me. E non puoi mollare chi ha lottato, con te e per te, le tue battaglie quando tu non ne eri in grado. Non si molla chi si è amato, come io ho amato lui. 
Sono un ingenua e va bene così, perché la malizia non fa per me. Perché credo che i baci migliori siano quelli non perfetti, ma dati quando ti tremano le gambe, quelli impacciati, quelli dove scoppi a ridere. Perché l'amore fa ridere, ridere tanto e se ne frega del scenicamente perfetto. 
Ho smesso di pensare al per sempre e iniziato a godermi i momenti, che sono quelli che contano, quelli che ti ricorderai un domani. E poco importa se i per sempre sono solo momentanei, quello che conta è quell'attimo magico nel quale ti sembra che tutto possa durare. 
Non c'è un senso in ogni cosa e la vita spesso è più leggera di quello che sembra. Che la gente si amava e ballava e faceva l'amore anche durante la guerra. 
Ed è vero ho pianto tanto è urlato tanto, ma ho anche riso tanto è parlato fino alle 4 del mattino progettando sogni e futuri. Sono stata abbracciata così strettamente da ricordarmi ancora il battito del cuore di chi mi ha stretta. Ho ferite che combaciano a quelle di chi mi era di fianco e ho passato intere convalescenze con i miei compagni di guerra. Sono stata amata, tanto e troppo. E ho vissuto momenti perfetti con persone che sono pezzi del mio cuore. 
Era tutta una questione di punti di vista, di forza di amarsi...non esiste nessuna sconfitta così catastrofica se non quella di smetterla di amarsi e di perdonarsi! 
E poco importa cosa sarà e chi sarò domani...


                                        

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6 commenti

  1. Credo che tutto questo avrei potuto scriverlo io, ma soprattutto credo che potrei stampare il tuo post e tenerlo sempre a portata di mano. E' bello ritrovarsi nelle parole altrui, non sentirsi da soli nei pensieri, nelle paure e nemmeno nelle azioni.
    Grazie di cuore

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  2. Com'è bello ritrovarsi così, un giorno. Cresciute certo, ma anche più a proprio agio nella propria pelle.
    Sei meravigliosa.

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    1. Grazie Mareva <3 già cresciute, cambiate, ma anche più vive! <3

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  3. E' strano ma sempre bello, leggere altri e sentire sè stessi.

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