Si giudica tanto, ma non si sogna più. 

E non parlo di sogni superficiali come "sogno di dare una botta a quello" o di "sogno di mangiare caviale prima o poi...", parlo di sogni che mettono in gioco una persona nella sua totalità, di quelli che ti fanno svegliare la mattina con le farfalle nello stomaco alla singola idea che ti stai alzando per avvicinarti un pochino di più a quel sogno che è l'equivalente del colpo di scena, che arriva e cambia tutto.

Bisogna riprendere a sentire ogni cosa, a sognare di ogni luogo, di ogni persona e di ogni cosa. 

Se si leggesse di più, se ci si innamorasse delle essenze e non degli involucri, se oltre alla melodia si guardassero le parole, se si credesse ancora in qualcosa veramente e non per convenzione, forse allora ci sarebbero più sognatori, più innamorati, più fedeli, più amici e più magia.

Coccolo i miei sogni nei cassetti, la mia fatica non sta nel farli cessare di esistere ma nel tenerli tutti nel cassetto perché se fosse per loro sarebbero già ovunque, nella stanza, nell'aria, riversati nell'oceano e sparsi per il cielo.